“L’essenziale
è invisibile agli occhi”
Il colore
bianco è una risorsa. Apparentemente freddo, liscio e privo di articolazioni
cromatiche, racchiude dentro di se un mondo, fatto di cromatismi, agitazioni e
condizioni simili a quelle dell’essere umano. I sentimenti sono le risorse
dell’animo umano, e spesso vengono occultati, confusi, dimenticati e
difficilmente esplicitati al mondo che circonda l’individuo. Come censori ci
apprestiamo a diventare gelidi contenitori asettici, unici detentori delle nostre
sensazioni, gelosi custodi di una realtà che messa in evidenza può soltanto
essere considerata splendida. Il riferimento nel titolo, vagamente fedele, al
celebre brano tratto da “Il Piccolo Principe” di Antoine De Saint Exupery, è
quasi obbligato: “L’essenziale è invisibile agli occhi”.
Davanti a noi
stessi, davanti a coloro con i quali ci rapportiamo, siamo scatole che
contengono mondi, anime racchiuse in una fortezza inespugnabile; pochi riescono
a trovare, o guadagnarsi, la chiave del nostro animo, e quando questo accade
tutto esplode, dirompe e si insinua come liquido puro nei meandri più reconditi
dell’animo dell’altro; ci rendiamo conto di essere veri e vivi e presto, quando
il succo del nostro animo sta per esaurirsi, vogliamo che questo torni a scorrere
copioso. Ma l’essenziale torna facilmente ad essere invisibile agli occhi, il
cuore torna a difendersi, la mente a comandare di proteggersi e presto ci
chiudiamo nuovamente.
Coscienti
dell’esistenza di tanta forza e unicità dentro di noi, diventiamo insaziabili,
infelici e corrosi dalla ricerca della chiave perduta; ritorniamo nella
scatola, e dentro essa infuria la bufera del nostro animo.
INERZIA
La velocità è un concetto fisico che può risolversi nella visione del moto di un corpo rispetto a un determinato tempo; elemento che al giorno d’oggi risulta di vitale importanza per ogni singolo individuo che vive la propria vita, e che spesso ci porta a decidere di combattere una battaglia quotidiana per accaparrarcene quanto più possibile.
Nel momento in cui decidiamo di scendere in guerra, e ci rendiamo conto che non basta mai il tempo a disposizione per noi e le nostre azioni, crediamo di poter essere padroni delle nostre scelte quotidiane, ma in realtà siamo vittime inconsapevoli di un automatismo scellerato che ci porta ad agire nel medesimo modo, in ogni momento e in ogni condizione.
Si arriva all’inerzia, a causa della quale non c’è variazione di moto, non c’è possibilità di cambiamento, né voluto, né tantomeno casuale.
I soggetti (sticky acefali) sono stati realizzati per evidenziarsi come delle bozze dell’essere umano, che si muovono in uno spazio come in balia di un vento che li trasporta, o semplicemente li muove.
I loro atteggiamenti sono racchiusi in cinque momenti diversi all’interno di ogni singola foto, e tali momenti vogliono rappresentare le cinque pause quotidiane (legate principalmente al consumo di cibo), che difficilmente oggi si riescono a rispettare con la degna pace, o lentezza, di cui necessitano. I cinque momenti racchiudono, lungo tutta la sequenza fotografica, le stesse immagini che, scorrendo da una foto all’altra, si collocano alternativamente in un momento piuttosto che un altro, fino a tornare alle loro posizioni inziali e segnalare come il circuito intrapreso si ripete.
La scelta di comporre la sequenza in sette foto risiede nella semplice idea di descrivere i sette giorni della settimana. L’inerzia non vuole essere segnalata solo come condizione statica determinata da un impegno lavorativo; essa va ricercata anche nelle attività ritenute dall’individuo come di svago e riposo.
Vivere inseguendo quel qualcosa che ipotizziamo utile o indispensabile ci porta inesorabilmente alla caduta e addirittura all’incapacità di rialzarsi.