UROBORO - 2011
LA TEORIA DELL’ETERNO RITORNO DELL’UGUALE
L’eterno ritorno dell’uguale, caratterizza tutte le ontologie circolari, come quella stoica, per cui l’universo rinasce e rimuore in base a cicli temporali fissati e necessari, ripetendo eternamente un certo corso e rimanendo sempre se stesso. L’eterno ritorno è uno dei capisaldi della filosofia di Friedrich Nietzsche: in un sistema finito, con un tempo finito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte. Nietzsche fa notare che - essendo le “cose del mondo” di numero finito, e il tempo finito - anche nella vita umana questo concetto è applicabile: ogni evento che possiamo vivere, l’abbiamo già vissuto infinite volte nel passato, e lo vivremo infinite volte nel futuro. La nostra stessa vita è già accaduta. Secondo una chiave di lettura vicina alla psicologia e al concetto di “tempo”, l’ “eterno ritorno” dell’uguale è visto come una trappola statica alla quale è sottoposto il destino umano, che nel suo movimento apparente tra passato, presente
e futuro, è necessariamente immobilizzato dalla propria storia personale, dal proprio substrato psichico, che rallenta e alla fine impedisce ogni progresso o cambiamento. È proprio questo passato che, rielaborato prima dalla mente del singolo, poi dalle masse tramite processi storici e culturali, porta ad inibire progressivamente e a rimuovere l’istinto. Al contrario, tagliare con il passato, per sempre e continuativamente, vuole dire rompere il circolo perpetuo che vizia il destino dell’uomo; rompere il cerchio dell’ “eterno ritorno” significa aprirsi la via ad un nuovo tempo rettilineo, proiettato verso l’infinito e infinitamente diverso da sè, in costante cambiamento. Eliminare il macigno che l’uomo si trascina appresso dai tempi di Socrate quindi equivale ad una redenzione esistenziale che sfocia nell’Oltreuomo, e che vede nelle nuove generazioni, svincolate dalle tradizioni e dal passato, la possibilità di salvezza per il genere umano.
UROBORO
Serpens Qui Caudam Devorat
L’Uroboro è l’immagine di un serpente che si morde la coda e la inghiotte. Questo simbolo rappresenta, sotto forma animalesca, l’immagine del cerchio che personifica l’eterno ritorno, e sta ad indicare l’esistenza di un nuovo inizio che avviene tempestivamente dopo ogni fine. Il cerchio è anche associato all’immagine del serpente che da sempre cambia pelle e quindi, in un certo senso, ringiovanisce. L’Uroboro rappresenta il circolo, la metafora espressiva di una riproduzione ciclica, come la morte e la rinascita, la fine del mondo e la creazione, e di conseguenza anche l’eternità iconograficamente rappresentata dal cerchio stesso. L’Uroboro
nacque dall’esigenza percepita dagli alchimisti greci che, nell’intento di animare una figura geometrica ritenuta troppo arida, hanno voluto vedere nel cerchio un seprente che
si morde la coda. (vedi sezione video/installazioni)
dim. 20x30x2,5 cm - stampa lamda su carta fotografica metal
PANOPTICON
L’idea alla base del Panopticon era quella che, grazie alla forma radiocentrica dell’edificio e ad opportuni accorgimenti architettonici e tecnologici, un unico guardiano potesse osservare tutti i prigionieri in un solo momento; ciò li avrebbe condotti ad osservare irreprensibilmente le regole e la disciplina imposte.
L’osservatore, dalla perfezione del suo punto di fuga, si guarda intorno crogiolandosi nella sua potenza e unicità di determinatore dei prigionieri.
Il concetto di Panopticon vuole essere realizzato attraverso la scelta di una struttura a “leporello” per la produzione del libro. Ciò favorisce una visione d’insieme delle immagini contenute nel libro, e il fruitore di fronte ad esso, mima l’atteggiamento, e quindi il ruolo, dell’osservatore/
guardiano.
Il suo potere schiaccia il prigioniero, così come la sete di potere e di ricchezza oggi, schiaccia l’uomo comune; ma in noi il retto comportamento stenta ad attecchire.
dim. 18,7x10x1 cm - stampa lamda su carta fotografica satinata
dim. 18,7x10x1 cm - stampa lamda su carta fotografica satinata
BAD THOUGHTS - SELF PORTRAIT - 2010
Da un percorso completamente interiore, nasce “BAD THOUGHTS” che ha come sottotitolo “self portrait”. Il progetto è un intero autoritratto, determinato da parole più volte ripetute, quasi ad incidere il concetto, che indicano i cattivi pensieri che tutti abbiamo, di cui tutti ci troviamo vittime e che spesso determinano il nostro modo di comportarci con gli altri. La domanda iniziale è emblematica: “survival or malice?”, sopravvivenza o rancore? I nostri cattivi pensieri, e quindi cattivi atteggiamenti, sono determinati dall’istinto di sopravvivenza all’interno della società che divora la nostra vita, o è rancore, cattiveria, verso quella stessa società che ci ha traditi e verso gli altri?
I cattivi pensieri sono in tutti e di tutti.
Il libro non prevede una rilegatura standard o un tipo di struttura specifica; le pagine sono schede, che si susseguono ma che si mescolano. Il tutto è tenuto insieme da un contenitore che, benchè tenga salde tra loro le schede, è preludio di un mondo da scoprire e gestire secondo la propria sensibilità. L’elenco di cattivi pensieri si presenta non con un ordine specifico, ma casuale; le immagini non sono pure e spesso appositamente sfuocate, e a volte incorniciate in colori sgargianti ma quasi completamente freddi.
dim. 15x15x2 cm - stampa laser su carta fotografica crystal
TATTICA/TATTILE - 2010
Il progetto “TATTICA/TATTILE” ha come fondamento uno studio approfondito, in cui il soggetto è stato fortemente ricercato, e ampiamente elaborato. Il soggetto in questione è l’emblema del senso del tatto: la mano. Lo si è voluto prendere in considerazione in ogni sua possibile “accezione” figurativa, ed è stato oggetto di modificazioni e tagli che lo hanno fatto diventare spesso qualcosa d’altro. Le prime idee di progetto si sono state sviluppate seguendo un’intenzione che concepisse, il soggetto attenzionato, come facente parte di un percorso, di una storia, di un pezzo di vita.
Il libro è stato realizzato seguendo una struttura a “leporello”; suddiviso in due parti, “TATTICA” e “TATTILE”, può essere fruito secondo uno scorrere continuo delle immagini, come in un circolo, in cui inizio e fine coincidono.
Nel caso della parte intitolata “TATTICA”, l’elemento mano viene trasformato in un concetto: le mani si trovano in posizioni che le rendono semileggibili, si occultano a vicenda, si sfiorano, si nascondono, indicano qualcosa. Sembrano muoversi lentamente, come appostate, in agguato; pronte a balzare fuori, ma rivelando il minimo indispensabile di loro stesse.
Nel caso della parte intitolata “TATTILE”, le mani vengono rese particolarmente leggibili, evidenti nel loro agire seguendo la regola naturale imposta della loro accezione più comune, quella legata al senso del tatto. Perciò si toccano, prendono coscienza del loro significato, si palesano nella loro forma e nella loro primordiale funzione di sovrane indiscutibili dei sensi.
dim. 21x15x1,5 cm - stampa laser su carta fotografica satinata